È stata prorogata a fine anno l’entrata in vigore dei divieti sull’uso degli animali per lo studio delle sostanze d’abuso e degli xenotrapianti d’organo

Ieri la Commissione Cultura del Senato ha approvato, nell’ambito del decreto legge PNRR, due emendamenti che rimandano al 1 gennaio 2026 l’entrata in vigore dei divieti di utilizzare animali per studi sugli xenotrapianti d’organo e sulle sostanze d’abuso.

I due emendamenti, tra loro uguali, sono stati proposti dal senatore Pierantonio Zanettin, di Forza Italia, e dalla senatrice Ylenia Zambito, del Partito Democratico, a sottolineare la trasversalità politica della richiesta. I divieti italiani relativi all’uso degli animali per lo studio degli xenotrapianti e delle sostanze d’abuso, infatti, pone seri problemi non solo scientifici ma anche etici, come abbiamo spiegato in questo Q&A.

«Siamo lieti che gli emendamenti siano stati approvati: questa decisione ci concede ancora qualche mese di attività in due contesti che, con l’applicazione piena del divieto, si arresterebbero completamente, con conseguenze non solo in termini di competitività scientifica ma anche di ricadute sui pazienti», commenta Giuliano Grignaschi, portavoce di Research4Life. «Tuttavia, sono ormai più di dieci anni che la comunità scientifica deve attendere, spesso a cadenza annuale, di sapere se potrà o meno continuare il suo lavoro. Questo è un limite concreto, anche perché, per esempio, impedisce la partecipazione a bandi che riguardano questi ambiti di ricerca, dal momento che si tratta di linee di studio che spesso richiedono diversi anni di lavoro. Finché non sarà definitivamente recepita nel modo corretto la Direttiva europea sulla tutela degli animali usati a fini scientifici, saremo nell’incertezza normativa, esponendoci anche alle sanzioni della già avviata procedura d’infrazione».

L’auspicio del mondo della ricerca, conclude Grignaschi, è quindi che in questi sei mesi il Governo italiano ponga rimedio recependo correttamente la Direttiva europea, così da eliminare in modo definitivo questi divieti – insensati e controproducenti tanto per ricercatori e ricercatrici quanto per i e le pazienti.

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