L’Università di Milano ha organizzato un corso rivolto a chi lavora con modelli animali per fornire gli aggiornamenti necessari sulle nuove tecniche e metodologie che consentono di applicare al meglio il principio delle 3R che guida la ricerca scientifica

Replace, Reduce, Refine: sono le 3R che guidano la sperimentazione animale, indicando una “rotta” da seguire, quando possibile, per cercare di rimpiazzare gli animali con altri modelli sperimentali; quando tuttavia questo non è ritenuto possibile è necessario ridurre al minimo il numero di individui impiegati e rifinire le procedure in modo da minimizzare stress e sofferenze, garantendo il massimo benessere psicofisico possibile.

È questo principio delle 3R che guida la ricerca. Le innovazioni tecnologiche, strumentali e metodologiche che permettono di applicare al meglio il principio delle 3R sono però oggi rapidissime; un aggiornamento continuo e costante è dunque fondamentale per chi lavora con i modelli animali. Proprio in quest’ottica, l’Università degli Studi di Milano propone un nuovo corso, Sviluppo e implementazione delle strategie 3R nella ricerca preclinica, che si terrà dal 20 novembre 2023 al 31 gennaio 2024. Attraverso lezioni pratiche e teoriche, il corso, della durata di 48 ore, presenta le tecnologie di imaging non invasivo e gli approcci sperimentali in grado di simulare processi metabolici e cellulari sempre più simili alla situazione reale.

«L’attenzione al benessere animale, e quindi alla piena soddisfazione del principio delle 3R, è un’esigenza indispensabile per chi opera nell’area della sperimentazione preclinica. Il legislatore, gli organi locali deputati al benessere degli animali ma anche gli editori delle riviste scientifiche così come le istituzioni che promuovono bandi di ricerca sono sempre più attenti alla piena attuazione dei principi delle 3R», spiega Luigi Sironi, professore del Dipartimento di Scienze Farmaceutiche dell’Università di Milano e organizzatore del corso. «Ecco perché è fondamentale mettere a disposizione a chi lavora nel mondo della ricerca tutti gli strumenti e le conoscenze attualmente disponibili che permettano sia di rispondere alle domande sperimentali sia di rispettare le esigenze etiche; questa è la prima necessità cui il corso si propone di venire incontro».

Un esempio può essere quello delle tecniche di imaging non invasive, quali ecografia, imaging a risonanza magnetica (MRI), tomografia computerizzata. Molte di queste tecniche sono oggi sempre più performanti; cambiano anche le dimensioni, che rendono la strumentazione più piccola e comoda da usare; inoltre, è oggi possibile accoppiare queste con altre tecniche, per risultati sempre più dettagliati, abbinando per esempio la precisione dei dettagli anatomici che offre la risonanza magnetica nucleare con la possibilità di localizzare processi biochimici della PET. «In sostanza, queste tecniche permettono di eseguire studi longitudinali raccogliendo simultaneamente un gran numero di dati (morfologici, biochimici eccetera) riducendo drasticamente il numero di animali necessari per raggiungere risultati significativi», spiega Sironi.

A tutte queste tecnologie di imaging vanno poi aggiunti gli approcci in vitro, come gli organoidi, le culture cellulari 3D o gli organ on a chip, che permettono sempre più di simulare quanto avviene nella fisiologia reale facendo un ricorso solo parziale all’animale.

Se far conoscere i progressi di alcune tecniche a rapido sviluppo che riescono a conciliare le esigenze sperimentali con la necessità di rispettare le norme etiche è la prima esigenza che ha portato all’ideazione del corso, continua Sironi, sono anche altre le considerazioni che vi stanno alla base: «La seconda esigenza è quella di far conoscere, al personale dell’università e non solo, tutte le tecnologie disponibili nelle nostre strutture, molte delle quali non ancora conosciute e sfruttate al meglio dalla maggior parte dei ricercatori. La terza esigenza, infine, è creare un network tra i ricercatori e ricercatrici appartenenti a diverse istituzioni che si occupano di studi preclinici – ai quali il corso è infatti rivolto – e che hanno sviluppato, o hanno a disposizione, tecnologie avanzate per gli studi in vivo».

Il corso è suddiviso in lezioni teoriche, che si potranno seguire da remoto, abbinate a otto ore di lezioni pratiche, che richiederanno invece la presenza in laboratorio e saranno dedicate all’uso delle tecniche di imaging e alla realizzazione di organi 3D. È bene evidenziare, comunque, che le lezioni pratiche non coinvolgeranno gli animali.

«Il corso è diviso in diverse “sezioni” che prendono in considerazione i diversi aspetti delle 3R. Una sezione è dedicata al replacement, sia totale che parziale; nel primo caso verranno, per esempio, presentati gli avanzamenti nella realizzazione degli organi “on-chip” o degli organi 3D, mentre nel secondo si parlerà di modelli sostitutivi (come zebrafish o gli invertebrati Drosophila e C. elegans). Nella seconda sezione, dedicata alla reduction, vedremo come un buon disegno sperimentale e una corretta applicazione dei metodi statistici possano aiutare a ridurre la numerosità necessaria per gli esperimenti. Nella terza parte, dedicata al refinement, saranno presentate le opportunità offerte ai ricercatori per implementare e ottimizzare le metodiche volte a ridurre sofferenza e stress», conclude Sironi.

Tutte le informazioni sul corso, compresi i crediti erogati, i costi e le modalità d’iscrizione, sono disponibili qui. Qui invece il pdf del bando.

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