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Il Tar del Lazio respinge la richiesta di sospensione del progetto Lightup sui macachi

Di 6 Novembre 2019 Febbraio 22nd, 2023 Nessun commento

Il Tar del Lazio ha respinto la richiesta di sospensione del progetto di sperimentazione LIGHTUP delle Università di Torino e di Parma che coinvolge sei macachi.

A fronte della richiesta di sospensione da parte dell’associazione animalista LAV, il Tar ha riconosciuto che l’associazione animalista non ha fornito né una prova né un principio della prova dell’esistenza di metodi alternativi, ha sentenziato che la salute umana è prevalente e ha preso atto positivamente delle accortezze avute dalle amministrazioni (Ministero e università) per garantire il benessere degli animali e limitare il numero di quelli utilizzati.

Research4Life è solidale con il professor Marco Tamietto, professore dell’ateneo torinese che dirige il progetto e per questo era stato insultato e minacciato dagli animalisti nei mesi scorsi, condividendone sia la soddisfazione che l’allerta. “Accolgo con grande soddisfazione la decisione del Tribunale – spiega Marco Tamietto – Il nostro progetto è riconosciuto dall’Unione Europea e ha ricevuto l’autorizzazione del ministero. La battaglia della Lav è pura propaganda e questo loro accanimento ha creato solo problemi. Nemmeno dopo le minacce di morte che ho ricevuto la situazione si è calmata e non penso cambierà».

Infatti le fakenews da parte di LAV continuano. Dopo avere per mesi asserito che i macachi sarebbero stati acciecati, circostanza smentita con prove dalle due Università, ora in un comunicato a commento della sentenza del TAR del Lazio LAV afferma che: “ai macachi attualmente stabulati presso l’Università di Parma sono già state impiantate delle viti conficcate nel cranio”. Circostanza negata da Tamietto: “Smentisco categoricamente che sia così, non sono stati impiantate viti sugli animali”.

VISUALIZZA L’ORDINANZA DEL TAR DEL LAZIO 05/11/2019

Punto fondamentale di questa ordinanza, sicuramente il seguente: “le ricorrenti non forniscono la prova o un principio di prova della infondatezza della tesi delle Amministrazioni resistenti, attraverso la dimostrazione della esistenza di metodiche scientifiche alternative (che non implichino l’utilizzazione di animali e, precisamente, di primati non umani) rispetto a quelle previste dalla sperimentazione contestata, che consentano di raggiungere i medesimi risultati di ricerca applicata o traslazionale”.

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