Dimostrata in cellule in coltura, anche ottenute di recente da pazienti, l’efficacia di un tipo particolare di linfociti T contro il tumore del colon-retto. Ora è necessario verificare i risultati in animali di laboratorio, per confermare le possibili prospettive terapeutiche di queste cellule

Già da alcuni anni si conosce la capacità di un tipo particolare di linfociti T, chiamati cellule iNKT, di aggredire ed eliminare cellule di vari tipi di tumori, almeno in animali di laboratorio. Ora il gruppo di ricerca guidato da Federica Facciotti all’IEO di Milano ne ha dimostrato l’efficacia anche in cellule tumorali di colon-retto umane. I risultati dello studio sono stati pubblicati da poco sulla rivista Molecular Oncology. L’osservazione apre la strada al possibile sviluppo delle cellule iNKT come strumento terapeutico contro questa e altre forme di tumore. Prima, però, sarà necessario condurre ulteriori esperimenti in animali di laboratorio prima di arrivare a eventuali studi clinici con i pazienti.

“La biologia delle cellule iNKT è conosciuta abbastanza bene nei topi ma poco negli esseri umani. Da qui l’idea di capire meglio l’effetto di queste cellule contro tumori del colon-retto di origine umana” spiega Facciotti, che ha potuto condurre questi studi grazie al contributo fondamentale di Fondazione AIRC. La ricercatrice e i suoi collaboratori hanno lavorato sia con linee cellulari tumorali umane sia con campioni di cellule tumorali prelevate da pazienti. Per prima cosa hanno dimostrato che anche nell’organismo umano le cellule iNKT sono in grado di uccidere in modo efficace e specifico le cellule di tumore del colon-retto. “Lo fanno con un meccanismo basato sull’azione di due molecole. Una, la perforina, pratica un buco nella membrana della cellula tumorale; l’altra, chiamata granzima, penetra attraverso questo buco, esercitando un’azione citotossica che uccide la cellula tumorale stessa.”

Sono risultate efficaci contro le cellule tumorali le cellule iNKT prelevate sia dall’intestino sia dal sangue di pazienti. E l’efficacia osservata è stata pari, sia che le cellule iNKT fossero state prelevate da pazienti o da donatori sani. “Questo ci fa pensare che in futuro le cellule iNKT potrebbero essere usate come strumento terapeutico contro il tumore del colon-retto e altri tipi di cancro, magari in associazione ad altre immunoterapie” commenta la ricercatrice.

La strada per arrivare a questo traguardo, però, è ancora lunga e prevede di tornare a lavorare con gli animali. “Linee cellulari e cellule ottenute da biopsie o operazioni sono utili ma non ricapitolano la complessità di un intero organismo. Il passo successivo, al quale stiamo già lavorando, è studiare che cosa accade in una situazione più complessa e dunque più realistica, che tenga conto delle interazioni tra tumore, sistema immunitario e altre componenti, tra cui quelle di sostegno, i fattori che promuovono la formazione di vasi sanguigni e così via. Interazioni che non possono ancora essere riprodotte al di fuori di un organismo completo.” In particolare i ricercatori vogliono capire se, quanto e in quali condizioni le cellule iNKT riescono a entrare nel tumore del colon-retto, come facilitare questo ingresso e come potenziare ulteriormente la letalità delle iNKT. “I topi sono organismi ideali per questi studi, sia perché i tumori del colon-retto si sviluppano in maniera molto simile a ciò che accade negli esseri umani, sia perché le cellule iNKT dei topi sono praticamente uguali alle nostre”.

Titolo originale dell’articolo:Human intestinal and circulating invariant natural killer T cells are cytotoxic against colorectal cancer cells via the perforin-granzyme pathway

Titolo della rivista: Molecular Oncology

Data di pubblicazione originale: 18 settembre 2021

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