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La nota di Research4Life sul documento CRUI

Di 30 Novembre 2020 Febbraio 23rd, 2023 Nessun commento

Ricerca minacciata: il documento dei rettori delle università

È un documento forte quello firmato il 27/11/2020 dalla Conferenza dei Rettori delle Università Italiane (CRUI) nelle persone del Presidente Ferruccio Resta e del Coordinatore della Commissione Ricerca Rosario Rizzuto.

Un “Documento per affermare la centralità della ricerca e della sperimentazione animale” che ha un significato politico in un momento storico come questo, segnato dalla pandemia e dalla necessità di dare la massima attenzione alla scienza ed alla medicina.

Un testo, quello firmato da tutti i Rettori delle Università italiane, che Research4Life – la piattaforma che rappresenta il meglio della ricerca scientifica italiana – fa suo, sostiene e riassume qui di seguito nelle principali linee guida.

Ecco i cinque punti principali del documento CRUI:

LA RICERCA SCIENTIFICA E’ UN VALORE DA SALVAGUARDARE.

La ricerca scientifica è un valore fondamentale per il progresso sociale, culturale ed economico del nostro Paese. E’ indispensabile rispettare e sostenere i fondamenti metodologici della ricerca scientifica biomedica. E’ necessario che la libertà e centralità della ricerca, condotta nel rispetto dei principi etici stabiliti dai codici istituzionali, nazionali e internazionali, venga riaffermata come elemento valoriale fondante di una società democratica basata sulla conoscenza. Un Paese civile e democratico deve permettere di lavorare, secondo scienza e coscienza, nell’ottica di un benessere che serva alla collettività. Perché impegnare risorse per formare giovani ricercatori e medici se poi agli stessi vengono imposti paletti e divieti incostituzionali? Si annulla così la loro creatività, il loro spirito di abnegazione verso quella che è la loro passione, costringendoli a trovare altrove un terreno fertile dove potersi esprimere. La ricerca è vita. Dimostriamo di essere un Paese che conosce le regole e che le applica nel rispetto della libertà, anche quella scientifica.

LA SPERIMENTAZIONE ANIMALE E’ INDISPENSABILE.

Si devono rispettare e sostenere i fondamenti metodologici della ricerca scientifica biomedica. La sperimentazione animale rientra tra i metodi e mezzi necessari per arrivare a terapie efficaci e sicure. L’uso di animali è infatti previsto nell’ultima fase della sperimentazione che precede le prove di farmaci e terapie sull’uomo, la cosiddetta “ricerca preclinica”, ed è indispensabile nella ricerca di base, in particolare nel campo degli studi sul cervello e le sue patologie. La sperimentazione animale è riconosciuta e normata dalla Direttiva Europea 63/2010, che stabilisce che l’impiego di animali è necessario per tutelare la salute umana, animale e l’ambiente. L’impiego di animali nella ricerca è anche previsto da linee guida internazionali (CFR, FDA, EMA, WHO) e specificamente richiesto da enti regolatori (EMA, CBER) per rispondere a domande sulla tossicità, tolleranza ed efficacia di una terapia, ed è passaggio imprescindibile dello sviluppo di nuovi approcci terapeutici.

STOP AGLI ATTACCHI ANIMALISTI E GIUDIZIARI.

In Italia la ricerca che utilizza animali è continuamente oggetto di attacchi anche violenti e diretti a singoli ricercatori da parte di associazioni animaliste, fondati su affermazioni false e non supportate da alcuna evidenza scientifica. Una serrata campagna mediatica e denunce alla magistratura di attività di ricerca valutate ed approvate dalle autorità preposte ha portato in un numero ormai significativo di casi ad una ingiusta pubblica denigrazione di ricerche di valore scientifico e sociale. Caso emblematico è quanto sta accadendo al progetto LightUp, coordinato dai professori Tamietto e Bonini delle università di Torino e Parma, che studia nel macaco i deficit visivi conseguenti a lesione cerebrale. Il progetto, di grande rilevanza scientifica per la comprensione e la cura di patologie ad alto impatto sociale, come le malattie cerebrovascolari, è sostenuto dal più competitivo finanziamento dell’Unione Europea (ERC Grant). Sul fronte giudiziario, la LAV ha fatto istanza di annullamento del progetto al TAR del Lazio, e quando rigettata si è rivolta al Consiglio di Stato che ha emanato un’ordinanza sospensiva, nonostante il progetto fosse stato valutato dai revisori scientifici, approvato dai comitati etici preposti e autorizzato dal Ministero della Salute. Vicenda emblematica dei molti ostacoli posti in Italia, anche per via giudiziaria, alla libertà della Ricerca in ambito biomedico.

L’ITALIA IN PROCEDURA D’INFRAZIONE.

Va ricordato che l’Unione Europea ha aperto una procedura di infrazione contro l’Italia, a causa delle limitazioni ingiustificate all’uso di animali che si vorrebbero imporre ad alcuni ambiti di ricerca (xenotrapianti e sostanze d’abuso). A fine dicembre scadrà la moratoria sui divieti aggiuntivi che, nel 2014, sono stati imposti dall’Italia rispetto alla direttiva europea in materia. Qualora questi divieti dovessero realmente entrare in vigore, dal 1° gennaio 2021 numerosi ricercatori italiani afferenti al campo delle scienze della vita si troveranno ostacolati dalla legge più restrittiva d’Europa, che impedirà loro di fare ricerca su sostanze d’abuso e xenotrapianti, argomenti di cui è evidente la rilevanza per la tutela della salute di cittadini e cittadine.

LA CONSEGUENZA? LA FUGA DEI GIOVANI ALL’ESTERO.

Va evidenziato che su 436 progetti ERC approvati quest’anno, 53 hanno un titolare italiano ma, di questi, ben 33 si svolgono all’estero, dove si trovano tutele e condizioni di lavoro più adeguate. Gli stessi professori Tamietto e Bonini, titolari del progetto LightUp, hanno dichiarato di essere già pronti a portare fuori dall’Italia il progetto se questo dovesse essere ulteriormente bloccato dalla Magistratura. Il caso del progetto Light-Up è dunque paradigmatico degli ostacoli posti in Italia alla libertà di ricerca che, uniti all’incertezza dei finanziamenti e alle difficoltà burocratiche, rendono il Paese un ambiente sempre meno attrattivo per gli studiosi. Giovani scienziati, ricercatori e dottorandi si sentono abbandonati, quando non addirittura osteggiati da quelle stesse istituzioni che dovrebbero tutelare, proteggere e valorizzare la libertà di studiare, di scoprire, di fare scienza e medicina.

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