Il 28 giugno si è tenuto presso il Parlamento europeo il seminario ‘Scienza senza animali in Europa?’, con il patrocinio dell’On. Isabella De Monte (S&D, PD), a cui hanno partecipato le Autorità italiane del Ministero della Salute, gli esperti di CAAT-Europe, dell’Università La Sapienza di Roma e di Research4life.

2016-06-29-PHOTO-00000448L’Onorevole Isabella De Monte (S&D, PD) ha introdotto i lavori dell’evento, ricordando che il tema dell’incontro odierno è quello della scienza senza animali e affermando che il presupposto della discussione deve essere anche etico.  L’errore di considerare gli animali come delle cose ha delle ricadute. Nel 2016 non si può non affrontare la questione della sperimentazione animale, ed esiste un dovere  giuridico e morale di trovare delle soluzioni alternative. Ritiene che si sia diffusa una convinzione erronea circa il fatto che la sperimentazione animale sia la migliore soluzione. Ha poi ipotizzato interessi economici importanti dietro alla SA e citato il fatto che milioni di animali siano sacrificati per queste finalità. Intende chiedere alla Commissione europea uno studio d’impatto sulla reale portata della SA. Infine, in merito alla direttiva EU 2010/63  ritiene che si debba valutare se è ancora  adeguata alla luce del fatto che sono passati anni dalla sua entrata in vigore e si è verificato un caso di infrazione: l’ Italia infatti approvando una legge più favorevole al benessere animale, motivo di orgoglio a suo avviso, è stata fatta oggetto di procedura di infrazione.

Il dott. Borrello del Ministero della salute ritiene che sia un tema attuale su cui si confrontano quotidianamente. In merito alla scienza tradizionale e alla sperimentazione che non prevede l’utilizzo di animali, si pensa che siano due fazioni contrapposte, ma dovrebbero invece lavorare insieme per conseguire degli obiettivi comuni. Ha poi osservato che un tecnico ha il dovere di presentare più scenari possibili al politico, che poi deciderà, anche alla luce di quelli che sono gli impatti economici, sociali e cosi via. Per quanto concerne la scienza senza animali in Europa, i metodi alternativi validati al momento sono soltanto 50 a livello UE e ci sono quindi ancora molti da passi da compiere. Alla futura convalida di altri metodi alternativi parteciperanno anche otto centri italiani, ha aggiunto. Per quanto riguarda la direttiva 2010/63, ritiene che sia migliorativa rispetto alla precedente e che abbia posto dei paletti importanti. Tuttavia, l’Italia ha recepito la direttiva in maniera più protezionistica, e la diversità fra Paesi porta alla distorsione della concorrenza. Ha poi parlato del tavolo tecnico che è stato istituito al Ministero in cui sono rappresentate associazioni protezionistiche, R4Life, ISS e IZS di Brescia;  tutti esperti altamenti  qualificati, che lavorano in sinergia con una dialettica vivace ma non aggressiva. Un frutto del lavoro del gruppo è di questi giorni: sono stati inviati ai centri di ricerca e alle università due questionari sui metodi alternativi, ha concluso.

L’Avvocato. N. Ibba, Ministero della Salute – L’impegno del governo nel promuovere le nuove tecnologie senza animali. Ha affermato che la direttiva 2010/63 ha codificato il principio delle 3R e che l’ordine in cui sono indicati non è casuale, ossia prima il replacement. Nell’ottica della direttiva, l’obiettivo primario deve essere quindi la sostituzione, che è anche il più oneroso e quello che richiede un maggior grado di innovazione. Il considerando dieci della direttiva spiega questo aspetto in maniera chiara. I mezzi a disposizione per la sostituzione sono numerosi: tecnologie in vitro, modelli dinamici, utilizzo di microrganismi e vegetali. A suo avviso, il mondo scientifico deve fare una riflessione profonda. Il Ministero della salute ha individuato le proprie linee d’azione e posto in essere una serie di impegni per il finanziamento della ricerca di metodi alternativi, e la formazione su di essi. Ha poi evidenziato che nel network europeo che raccoglie i laboratori per la convalida dei metodi alternativi  sono presenti 8 laboratori italiani su 38 totali. Ha inoltre ricordato che nel 2015 presso il Ministero sono stati avviati i lavori del tavolo tecnico sui metodi alternativi, che porrà in essere tutta una serie di iniziative. In conclusione, il governo italiano è particolarmente attento e impegnato per una completa sostituzione degli animali nella sperimentazione, tenendo conto delle disposizioni legislative e della sensibilità degli italiani nei confronti degli animali.

Dr.ssa C. Rovida, CAAT-Europe (Center for alternatives to animal testing) – Le prospettive economiche e di sviluppo offerte dalla Scienza senza animali. Ritiene che la ricerca non debba essere scollegata dalla politica, è necessario un supporto sia finanziario sia di leggi idonee che permettano di proseguire i lavori. Una migliore predittività significa una migliore qualità di vita ed è urgente un cambiamento per quanto riguarda i test su animali che non risolvono dei problemi quali l’approssimazione, gli errori, la mancanza di predittività per una popolazione etereogenea, e  il fatto che i singoli rispondono in modo diverso. La percentuale di falsi positivi è per esempio molto alto per i farmaci per il cancro. Ha poi osservato che oggi ci sono delle tecnologie molto più avanzate rispetto per esempio a dieci anni fa e che gli esempi di tecnologie senza animali sono davvero tanti. Sono sistemi che richiedono degli studi e molta attenzione, non si deve fare l’errore di dire che funzionano senza ulteriori analisi, come è stato fatto in passato con la sperimentazione animale. Ha poi citato alcuni esempi di tecnologie senza animali: tessuti animali, colture in vitro, biomakers, medicina personalizzata, bio-stampanti 3D, opportunità in silico e big data. Infine, ha aggiunto che ci sono svariate opportunità di guadagno, in termini di prodotti, applicazioni e utilizzo finale.

Prof. M.V. Ferroni, Dipartimento di Scienze Politiche dell’Università La Sapienza – La Direttiva europea n.63/2010 ed i suoi riflessi nella disciplina di recepimento nell’ordinamento italiano. Ha evidenziato la carenza in Italia della circolazione delle informazioni su questi tema e che il Ministero, anche con il tavolo tecnico, sta facendo passi in avanti in questo senso. Nella direttiva del 2010 sono a suo avviso presenti due anime: una che riguarda ancora la sperimentazione  e come renderla di minore impatto, e un’altra che riguarda finalmente i metodi alternativi. Un principio generale del diritto europeo è il  principio del benessere animale e se una norma nazionale garantisce una maggiore protezione degli animali, la si deve interpretare nel rispetto del principio del benessere animale, essendo espressione di questo principio, che viene prima dei principi della direttiva. Si deve inoltre comprendere che continuare a investire nei metodi che si occupano solo di sperimentazione animale ci porterà a essere in ritardo rispetto agli altri Paesi nell’ottica del conseguimento dell’obiettivo del superamento della sperimentazione animale. Il riesame delle direttiva (entro il 10 novembre 2017), è un’occasione per affrontare eventuali problemi di interpretazione di alcune norme della direttiva. Ha quindi ricordato che uno dei cardini della direttiva è il principio delle 3R, e che non sono equi, essendo il replacement sovraordinato rispetto a riduzione e perfezionamento. Ha ribadito il problema della circolazione delle informazioni sulle metodologie alternative e che in Italia un problema è che se si pubblicano articoli senza sperimentazione animale, questi vengono valutati peggio. Infine, svolgere progetti di ricerca con metodi alternativi è più costoso.

 Dr. G. Grignaschi, Research4life –Applicare il replacement secondo la Direttiva 63/2010: opportunità e limiti. I ricercatori italiani sono un’eccellenza e quando scelgono un metodo non è sulla base di pregiudizi o preconcetti. In Italia si ha sia il problema della fuga dei cervelli, sia quello della mancanza di ricercatori stranieri . Tutti gli Stati esteri investono molto di più in ricerca rispetto a noi. Inoltre, per esempio in Germania utilizzano tre volte tanto gli animali per la sperimentazione rispetto a quelli utiilizzati in Italia. È stato poi  Illustrato il progetto Research4Life e chi sono gli enti sostenitori che collaborano per fare la ricerca migliore nell’interesse del paziente. È chiaro che quando si può non utilizzare gli animali non li si utilizza, si tratta in  individuare i metodi migliori. È anche importante ricordare i tanti ambiti in cui viene utilizzata la sperimentazione animale (non solo ricerca farmacologica). Sul principio delle 3R indicato nella direttiva e nel decreto italiano, è chiaro che la  prima cosa è il replacement. Tuttavia, quando invece si utilizzano i modelli animali, si deve ricordare l’importanza del reduction e del refinement, che sono troppo sottovalutati e permetterebbero invece di ottenere dei risultati positivi. Ha poi sottolineato che i metodi alternativi validati nel mondo sono 99, di questi più del 50 per cento in ambito tossicologico, quindi negli altri ambiti ce ne sono davvero molto pochi. Nella cosmesi i metodi animali sono stati vietati a livello UE, anche se esistono ancora molti pochi metodi alternativi validati. Si tratta di una bilancia fra il rischio e il beneficio: se non si testa un farmaco in maniera efficace i rischi hanno un peso molto più elevato rispetto a quelli prevedibili per un cosmetico. I  metodi validati sono disponibili solo per la tossicologia,  e ci sono lunghi tempi di approvazione. È stato poi mostrato un grafico relativo alla SA e alla distribuzione per specie in Italia, in cui si osserva una diminuzione percentuale dell’utilizzo dei cani, un aumento del numero delle scimmie, attribuibile al vaccino contro l’Ebola che è stato sviluppato proprio in Italia. In conclusione,  l’obiettivo è curare le patologie, sia degli animali sia degli umani; i metodi devono essere i migliori disponibili da un punto di vista scientifico ed eticamente accettabili e i risultati devono essere a disposizione di tutta la comunità.

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