Si è tenuta pochi giorni fa l’audizione al Parlamento UE per l’iniziativa dei cittadini europei che chiede, tra le altre cose, il divieto di sperimentazione animale entro il termine dell’attuale legislazione. Poiché questo potrebbe avere gravi implicazioni sulla comunità scientifica europea e dunque, in ultima analisi, sulle molte persone malate che ne potrebbero beneficiare, seguiamo il percorso dell’iniziativa e riportiamo alcuni dei punti principali emersi nel corso dell’audizione

Research4Life ha di recente rilanciato l’appello dello European Brain Council (EBC), proposto in risposta all’iniziativa dei cittadini europei (European Citizens’ Initiative, ECI) Save Cruelty Free Cosmetics – Commit to a Europe without Animal Testing. In breve, l’iniziativa si pone tre obiettivi: rafforzare il bando ai test sugli animali per i prodotti cosmetici; modificare il regolamento UE sulle sostanze chimiche, al fine di evitare siano richiesti ulteriori test sugli animali; stabilire una roadmap che definisca la totale abolizione all’uso di animali a fini scientifici entro il termine dell’attuale legislazione.

È quest’ultimo punto, in particolare, a destare l’attenzione e la preoccupazione di molti gruppi scientifici. Come abbiamo più volte ricordato anche sul nostro sito, infatti, non è al momento possibile eliminare del tutto i modelli animali dalla ricerca e da molte altre attività scientifiche: solo organismi complessi come gli esseri viventi, infatti, ci permettono di studiare e testare quanto avviene per esempio nelle situazioni patologiche, o quando si assume un farmaco, come si sviluppa una malattia eccetera.

Da qui, l’appello di EBC, che ricorda come in particolare il cervello sia un organo davvero troppo complesso per poter pensare di evitare del tutto l’impiego di animali per lo studio di disordini e malattie che lo interessano.

Per le implicazioni che ricadrebbero sul mondo della ricerca nel caso l’iniziativa venisse ulteriormente portata avanti, riteniamo utile e importante seguirne lo sviluppo. Proprio di recente, il 25 maggio, l’ECI è stata oggetto di un’audizione pubblica al Parlamento europeo il 25 maggio, alla presenza della Commissione per l’agricoltura e lo sviluppo rurale (AGRI), la Commissione per l’ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare (ENVI) e la Commissione per le petizioni (PETI). Si è trattato di un momento di dibattito tra i promotori dell’iniziativa e diversi membri del Parlamento europeo, nonché esperti/e della comunità scientifica.


Ne riportiamo qui alcuni dei punti principali.

Il panel sulla sperimentazione animale

Innanzitutto, a seguito dell’apertura dei lavori, hanno preso la parola due rappresentati dei promotori dell’iniziativa (Sabrina Engel, di PETA, e Reineke Hameleers, di Eurogroup for Animals), che ne hanno spiegato origini e ragioni. In particolare, hanno spiegato, l’iniziativa nasce dall’attuale regolamentazione, che permette di sperimentare i cosmetici sugli animali in alcune particolari circostanze (si tratta, nello specifico, di quando un ingrediente dei cosmetici può essere usato anche per altri tipi di prodotti dal momento che, come abbiamo spiegato anche su questo sito, i test sugli animali per la produzione di cosmetici è già vietato da anni in UE), e che ha spinto i promotori a chiedere che sia aperta la strada a un nuovo paradigma scientifico, nel quale gli animali siano esclusi dalle pratiche scientifiche. D’altronde, come ha ricordato anche l’onorevole Pietro Fiocchi, deputato al Parlamento, nel corso di un suo successivo intervento, l’invito è fare attenzione, perché potrebbero esserci casi in cui un divieto di sperimentazione animale per prodotti cosmetici potrebbe avere un impatto anche sulla sicurezza di prodotti medici e sanitari.

A seguire, sono iniziati tre panel di esperti, nei quali sono stati affrontati e dibattiti i singoli punti dell’iniziativa. La registrazione integrale dell’incontro è disponibile qui; in questa sede, ci concentriamo sul terzo panel, dedicato appunto all’obiettivo denominato “Modernizzare la scienza nell’UE” e contenente la richiesta di arrivare al divieto d’impiego di animali a fini scientifici. Gli esperti promotori dell’ECI hanno evidenziato alcuni punti alla base della loro richiesta. Tra questi: la significativa percentuale di eurodeputati (95%) a favore di un’accelerazione per favorire la transizione verso metodi che non implichino l’impiego di animali; l’importanza dei normatori nelle scelte scientifiche, poiché la comunità scientifica orienta le proprie scelte sulla base degli incentivi e dei fondi disponibili; l’azione troppo lenta nella produzione di metodi alternativi.

Hanno quindi preso la parola gli eurodeputati. Tra i punti sollevati in risposta alle argomentazioni dei promotori dell’ECI, la mancanza di alternative, almeno in alcuni casi, alla sperimentazione animale, comunque attentamente regolamentata e stringente, nonché il rischio che un divieto acritico a usare gli animali determini una “fuga di cervelli”, ossia lo spostamento dei ricercatori verso Stati dove questa sia possibile, se necessaria ai loro studi; e la necessità di attenersi alle argomentazioni scientifiche, e non alle ideologie o alle emozioni. Inoltre, come ha sottolineato l’onorevole Sylvia Limmer (ID, Germania), pur riconoscendo il carico emotivo, un mondo scevro da sperimentazione animale non è realistico e non si può portare avanti la causa dei cosmetici cruelty-free se questo può in qualche modo mettere a rischio la salute umana.

Il dibattito si è concluso con l’intervento di un rappresentante del Direttorato Generale Ricerca e innovazione della Commissione europea, che ha ricordato che l’UE ha investito più di un miliardo di euro per nuovi metodi alternativi, ma è necessario facilitarne l’uso e continuare a sostenere il progresso scientifico con finanziamenti adeguati. A questo proposito, ha sottolineato anche che l’UE continuerà a finanziare la ricerca per metodi alternativi e ha citato alcuni bandi esistenti e futuri nell’ambito di programmi europei, quali Horizon Europe e Innovative Health Initiative.

Sperimentazione: regolamentata ma anche tutelata

Quali sono i prossimi passi? Il dibattito è ancora aperto in merito ad alcuni dei punti sollevati dall’ECI; al momento, attendiamo la risposta della Commissione europea, che è attesa per l’11 luglio*. Come Research4Life, ci uniamo alle molte altre realtà scientifiche che auspicano che le attività di ricerca, e in generale scientifiche, dell’UE non siano messe a rischio da divieti all’uso di modelli animali.

«La regolamentazione UE è già tra le più avanzate e stringenti a livello globale, e garantisce una grande attenzione agli animali impiegati a fini scientifici sotto tutti gli aspetti, dall’allevamento, alla stabulazione, fino al loro effettivo impiego», commenta il nostro portavoce Giuliano Grignaschi. «Inoltre, metodi in silico e in vitro anche molto avanzati e innovativi consentono una pratica scientifica davvero nell’ottica delle 3R, cioè nella quale l’impiego degli animali è ridotto e rifinito per limitarne sia l’uso sia il numero e la sofferenza (dolore, stress e distress) di ogni singolo individuo. Tuttavia, non è possibile eliminarne completamente l’impiego: non è solo una questione di competitività della ricerca, ma anche e soprattutto della possibilità di aiutare in modo sicuro e concreto tutte le persone che soffrono di malattia, comprese quelle per le quali oggi non è disponibile un’opzione terapeutica. Anche se COVID-19 ci sembra ormai solo un brutto ricordo, non dobbiamo dimenticarci che senza sperimentazione animale ne saremmo usciti molto più lentamente e con molte più morti».

*Inizialmente attesa per luglio, la risposta della Commissione europea è stata posticipata, secondo un’agenda provvisoria (e dunque suscettibile di cambiamenti), a metà settembre

Lascia un commento