Negli ultimi giorni ha suscitato particolare interesse sul web la notizia di una nuova terapia contro il melanoma. Abbiamo quindi chiesto alcuni chiarimenti al Dr. Vincenzo Russo, Capo Unità di Immuno-Bioterapia del Melanoma e dei Tumori Solidi dell’Istituto Scientifico Ospedale San Raffaele di Milano

– E’ vero che è stato realizzato un vaccino efficace nel 100% dei casi contro il melanoma?

In realtà, gli autori dello studio coordinato da Bruce Beutler, premio Nobel per la Medicina nel 2011, identificano un nuovo adiuvante immunologico, cioè una molecola in grado di stimolare alcune cellule del sistema immune. La combinazione di questa nuova molecola (Diprovocim) con un antigene tumorale ed il farmaco anti-PD-L1, quest’ultimo recentemente approvato per il trattamento di alcuni tumori umani, è in grado di prevenire il melanoma nel 100% dei topi e di curare poco più del 20% dei topi già ammalati di melanoma.

– Si tratta di un vaccino o di un farmaco, o ancora dell’uso combinato di un farmaco ed un vaccino?

Diprovocim è un farmaco che può essere definito “adiuvante immunologico”. Si tratta cioè di una molecola in grado di attivare alcune cellule del sistema immunitario, le cellule dendritiche, deputate ad iniziare la risposta immunitaria contro gli antigeni, tra cui alcuni espressi dal melanoma. E’ errato considerare diprovocim un vaccino. Diprovocim è una delle molecole che compongono un vaccino. L’altra componente fondamentale è l’antigene tumorale, cioè il bersaglio della risposta immunitaria. Il lavoro scientifico in oggetto dimostra, inoltre, che l’efficacia massima si manifesta quando diprovocim ed antigene vengono somministrati in associazione al farmaco anti-PD-L1. Solo nel caso della somministrazione di questa triplice combinazione il 100% dei topi sono protetti dall’insorgenza del melanoma.

– È una speranza per tutti i malati di cancro? Si dice che si tratti di una terapia più avanzata della chemio e con minori effetti collaterali…

E’ una speranza per le forme tumorali di cui esistono degli antigeni tumorali noti, cioè pronti per essere somministrati al paziente. Il melanoma rientrerebbe, quindi, in questa categoria. Purtroppo, in questo momento non esistono antigeni disponibili per tutte le tipologie tumorali. Per quanto riguarda gli effetti collaterali, la sperimentazione nei topi pur essendo un ottimo indice di efficacia terapeutica nell’uomo, non ne predice gli effetti collaterali. Solo la sperimentazione nell’uomo ci farà conoscere quali sono gli effetti collaterali del diprovocim.

E’ importante, infine, sottolineare che, ad eccezione del melanoma, la chemioterapia, ancora oggi conserva un ruolo primario per il trattamento di tante forme tumorali.

– Nella sperimentazione animale, utilizzando i topi, sembra riuscire a sconfiggere anche le forme più aggressive di melanoma…

La combinazione terapeutica descritta in questo lavoro scientifico è in grado di prevenire il melanoma nel 100% dei topi, ma cura poco più del 20% dei topi già portatori di melanoma.

Gli autori sottolineano che diprovocim potrebbe ulteriormente aumentare la cura di topi già ammalati, allorché combinato con altre forme di terapia. Siamo quindi solo agli inizi di un percorso verso una forma ancora più efficace di trattamento antitumorale.

 

– Questa sperimentazione, con risultati positivi nel 100% dei casi, potrebbe dare le stesse riposte anche nell’uomo?

In teoria è possibile e le premesse scientifiche sono ottime, ma solo una sperimentazione clinica controllata potrà realmente dare delle risposte certe. Si tenga in considerazione il fatto che nell’uomo queste terapie possono essere influenzate da variabili genetiche ed ambientali, che in alcuni casi riducono la risposta clinica. In altri termini, nell’uomo potremmo avere dei risultati leggermente al di sotto dei risultati ottenuti nei topi. Sottolineo, però, che senza la sperimentazione nei topi, aumenterebbe la sperimentazione nell’uomo di farmaci inutili o addirittura dannosi.

– In conclusione ci spieghi in parole semplici il funzionamento del Diprovocim…

Diprovocim “arma” alcune cellule del sistema immunitario a reagire contro antigeni specificamente espressi dalle cellule tumorali (di melanoma). Il risultato finale è che le cellule “armate” uccidono le cellule tumorali (di melanoma).

Dr. Vincenzo Russo

Capo Unità di Immuno-Bioterapia del Melanoma e dei Tumori Solidi dell’Istituto Scientifico Ospedale San Raffaele e Presidente del Network Italiano per la Bioterapia dei Tumori.